Piacere e dolore sono come moti opposti ma complementari poiché generano in noi la stessa reazione, il movimento.
Infatti, quello che noi dovremmo fare in prima visita, è far in modo che il paziente si sposti, metaforicamente parlando, da una situazione desiderata a una reale in cui prende la propria decisione: non provare dolore o perseguire il piacere.
La procrastinazione è attesa, a noi serve movimento.
Paura e speranza sono le due emozioni fondamentali, poiché proiettano il paziente nel futuro e incidono quindi nel suo agire.
Il piacere nasce dalla speranza, dalla probabilità di migliorare sé stessi e la propria condizione rispetto al presente, che presuppone la mancanza di un bisogno insoddisfatto.
L’intensità del godimento e della necessità di raggiungere il piacere è direttamente proporzionale a quella del dolore che lo precede e anche alla rapidità con cui questo potrebbe scomparire.
Pensa all’efficacia comunicativa, e operativa, che ha avuto in questi anni l’implantologia a carico immediato che risponde esattamente a questo tipo di richiesta.
Un dolore patito per anni da una persona, che in poche ore può essere annullato, lasciando spazio al piacere di poter tornare a sorridere e mangiare come un tempo.
Il paziente deve “sentire” che hai la soluzione per risolvere i suoi problemi. Non glielo devi dire tu, lo deve capire lui. Ricorda: nella sua testa la tua parola vale 10 e la sua vale 100.
Per compiere il passo ha bisogno di certezze. Più è alto è il prezzo, maggiore deve essere la certezza.
Queste due leve, se sapute maneggiare correttamente, ti aiuteranno a migliorare sia la vita del tuo paziente che la tua.
Toshiro