Quando l’attesa del momento giusto diventa procrastinazione,
allontanandoti dal successo e dal raggiungimento dei tuoi obiettivi.
Persone, professionisti e aziende ogni giorno aspettano il momento giusto.
Aspettano di avere tempo, ma il problema è che siamo sempre in debito di tempo e corriamo da una parte all’altra.
Almeno finché non impariamo a gestirlo nella maniera corretta e soprattutto gestire quello che ci sta alla base, le nostre emozioni (discorso molto lungo su cui ti prometto scriverò un articolo specifico).
Aspettano che tutti i pianeti siano allineati a loro favore, che gli facciano un grande sorriso e inchino mentre loro si preparano a fare la loro entrata in scena.
La verità è che nessuno ti sta aspettando e che non c’è un momento giusto ma solamente il momento.
Se non ti vergogni della prima versione
del tuo prodotto significa
che l’hai lanciato troppo tardi.
Reid Hoffman
Chiaramente la cosa vale anche per i servizi che offro io o che offri tu all’interno del tuo studio.
Quando qualche anno fa ho letto per la prima volta questa frase ho ripensato
con un sorriso ad un bambino delle elementari che ogni volta stracciava e buttava via
il proprio foglio a quadretti perché scrivendo sbagliava anche una sola sillaba o un numero.
Pensavo alla maestra che lo riprendeva dicendogli, almeno questo è il significato che è rimasto,
che se continuava così non avrebbe avuto una vita facile.
Quel bambino ero io e avevo un’ossessione per la perfezione, sia nella forma che nel contenuto.
Negli anni, con parecchie delusioni alle spalle e tanti progetti rimandati o mai iniziati,
ho imparato che la perfezione non esiste, o almeno non fa parte della natura umana,
e che l’ottimo è nemico del buono.
Non mi sentirsi mai abbastanza preparati.
Forse non lo sarai mai.
Aspettare il momento giusto.
Quale migliore momento se non quello in cui senti che ne hai bisogno?
Rimandare quel momento equivale esclusivamente a rimandare ancora il tempo
che ti separa tra il tuo stato attuale (di insoddisfazione o disagio) a una situazione futura e desiderata.
Molti progetti non vedono mai la luce perché vengono continuamente rivisti e corretti.
Aspettano l’allinearsi dei pianeti e del momento propizio.
Quando l’unico vero momento, quello che ti da il metro della bontà delle tue idee,
è quello in cui queste si confrontano con il mondo reale.
Per fare questo l’unico passaggio da fare è quello di iniziare e testare.
Se hai un progetto parti inizialmente con un test e non buttarti a capofitto senza avere prima
dei dati a supporto che l’idea che avevi è realmente vincente e non….
Trasformare la tua idea in un buon progetto che, se sarai costante e abbastanza caparbio
da non cedere alle innumerevoli rotture di palle, bastoni tra le ruote, da buono,
un passo alla volta diventerà ottimo, o comunque funzionale al tuo modo di essere
e al contesto che ti circonda (studio e pazienti).
Lo diventerà nel tempo confrontandosi con il mercato e da questi prendendo spunti
e idee per essere perfezionato secondo quella che è la filosofia giapponese del Kai-zen (miglioramento continuo).
Idee – Azioni – Risultati – Aggiustamenti – Nuovi risultati
Tutto il resto sono masturbazioni mentali.
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Se penso a me e a tutti i protocolli, le check-list, i mansionari,
i flussi di lavoro e progetti creati anni fa e rivisti ora (tengo traccia di quello che faccio)
li guardo con un sorriso e la benevolenza che può avere un padre che guarda il proprio figlio
mentre impara a camminare.
Ti ripeto….
Se non ti vergogni della prima versione
del tuo prodotto significa
che l’hai lanciato troppo tardi.
Intendiamoci, quando li feci ci misi tutti l’impegno del mondo, e non facevano per niente schifo,
anzi funzionavano abbastanza bene, ma mancavano dei pezzi che erano dati dall’esperienza
e dal confronto con le esigenze del mercato.
Pensa anche a te e alle prime otturazioni, canalari, protesi o impianti che hai messo.
Se, come me, hai qualche anno di professione sulle spalle molto probabilmente
a pensarci bene ti verrebbe da sorridere (o da piangere?).
Avevi degli studi alle spalle, delle idee più o meno precise in testa su come fare
ma solo la messa in campo e la tua pratica quotidiana ti hanno permesso di diventare più bravo,
fare dei lavori più belli, utilizzare meglio il tempo a tua disposizione.
Se l’hai fatto nella parte clinica qual è il motivo che ti blocca a non farlo in quella extra-clinica?
Lo sai e sei consapevole quanto me, perché come me lo vivi tutti i giorni,
che la parte non clinica oramai (che ti piaccia o no), è diventata importante
tanto quanto quella clinica.
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Quindi….
Tira fuori da quel cassetto (più o meno immaginario) qualche vecchio progetto impolverato,
scegline uno accuratamente e rendilo reale!